Stop agli Euro 4 diesel, anche contro il parere delle Regioni. Un’auto a gasolio Euro 4 inquina quanto 7 diesel più recenti o 20 auto a benzina

Un’auto a gasolio Euro 4 inquina quanto 7 diesel più recenti o 20 auto a benzina

“La pandemia da Covid non è una buona ragione per allentare la guardia sull’inquinamento”

Lo stop alla circolazione dei veicoli Euro 4 diesel è ormai da fare e non è più il momento di proroghe. Le ordinanze regionali che prevedevano il blocco per le auto più inquinanti erano in programma dal 1°ottobre, ma a causa dell’emergenza sanitaria in corso hanno subìto uno slittamento all’11 gennaio 2021. Ieri le Regioni hanno chiesto una ulteriore proroga. L’accordo sul blocco degli Euro 4, firmato dal Ministero dell’Ambiente e dalle quattro Regioni che fanno parte del Bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), mira a ridurre l’inquinamento e dimostrare a Bruxelles l’impegno italiano nell’evitare di pagare le considerevoli sanzioni legate alla scarsa qualità dell’aria respirata nelle nostre città.

“Le regioni chiedono un ulteriore posticipo dell’entrata in vigore della misura con la scusa delle “misure di sicurezza adottate per limitare il contagio” – dichiara Stefano Ciafani, presidente Legambiente -. Una scusa poco fondata, perché la pandemia da Covid non è una buona ragione per allentare la guardia sull’inquinamento: entrambi sono da considerarsi, purtroppo, una causa importante di co-morbilità, che ha portato al decesso prematuro decine di migliaia di persone nel corso del 2020. La pandemia è una ragione di più per stoppare subito i diesel Euro 4 e veicoli più inquinanti, in tutte le città inquinate d’Italia. Seguirà poi lo stop agli Euro 5, previsto nel 2025. Ogni nuovo rinvio è immotivato e inaccettabile.”

L’inquinamento causato da un Euro 4 diesel è allarmante. Le emissioni di ossidi d’azoto (NOx), inquinanti chiave dei diesel in città e precursori del particolato PM10 provenienti da una sola auto a gasolio Euro 4 sono comparabili a quelli di 7 diesel più recenti (con omologazione 2020) o a 20 auto a benzina nuove. Non va meglio con le auto diesel Euro 5, protagoniste dello scandalo sulle emissioni “Dieselgate”, che saranno le prossime a non dover più circolare nelle nostre città. Per questo, chi compra oggi un’auto a combustione (diesel o benzina), anche quelle recentemente incentivate dal governo (sotto i 135 grammi di CO2/km), è utile che metta nel conto che tra una decina d’anni non potrà più circolare in città, come succede oggi con gli Euro 4, che erano stati fortemente incentivati nel 2007.

Quanti potrebbero essere i veicoli che non potrebbero più entrare nelle città più inquinate? I vecchi diesel Euro 4, auto e camion, circolanti nelle regioni del nord, che non potranno più circolare di giorno all’interno delle principali città della Pianura Padana, sono 1,6 milioni (secondo le stime di inizio anno): ma si tratta di meno del 10% dell’intero parco di veicoli circolanti nelle 4 regioni, che ammonta a 17 milioni di mezzi. E ogni regione si è già inventata meccanismi più o meno giustificati di deroghe e eccezioni.
In Lombardia i diesel Euro 4 senza Filtro Anti Particolato (FAP), nel semestre invernale, non dovranno più circolare dalle 7.30 alle 19.30 dei giorni feriali nei Comuni inquinati (provincie di Milano, Monza, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona, Lodi, Pavia + gli altri capoluoghi di provincia, salvo Sondrio) con popolazione superiore ai 30.000 abitanti; i diesel Euro 3 e i veicoli a benzina Euro 1 sono già limitati tutto l’anno, dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 19.30.
Per il Piemonte, i Comuni in cui sono previsti i limiti alla circolazione sono Torino e diversi comuni della provincia: Beinasco, Borgaro, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli, San Mauro, Settimo, Venaria, Caselle, Chivasso, Leinì, Mappano, Pianezza e Volpiano, Chieri. Nel resto della Regione anche Alessandria, Casale, Novi ligure, Tortona, Asti, Novara, Trecate, Vercelli. Oggi tutti gli euro0 e diesel 1,2 e 3, questi ultimi nella sola fascia oraria diurna.
In Emilia Romagna il divieto di circolazione riguarda oggi i veicoli benzina Euro 0 ed Euro 1, diesel fino a euro 3 compreso e ciclomotori e motocicli Euro 0. Il divieto è valido nei 31 Comuni del PAIR 2020 (Piano aria integrato regionale), ossia quelli con più di 30.000 abitanti e l’agglomerato urbano di Bologna, a cui si uniscono Fiorano Modenese, Maranello e Rubiera. Dall’11 gennaio dovrebbe coinvolgere anche gli Euro4 diesel.
In Veneto ogni città ha sospeso i divieti di circolazione ai veicoli inquinanti (tutti Euro 0 e 1, diesel Euro 2 e 3) per le festività e riprenderanno in ordine sparso (per esempio Venezia dal 7 gennaio). Quindi non si comprende quando scatterà il blocco diurno anche per gli Euro4 diesel, che dovrebbe riguardare però tutti i Comuni capoluogo e con più di 30 mila abitanti.

A Milano, con un parco di 753.387 veicoli, da gennaio si dovranno fermare 51.897 auto e furgoni diesel Euro 4, da aggiungere ai 82.983 veicoli Euro 0 e ai 43.039 diesel Euro 1, 2 e 3, già fermi dal 1° ottobre scorso, come negli inverni passati. Si tratta di meno del 7% circa del circolante in città, il cui ultimo modello è stato venduto prima del dicembre 2010. A Torino i veicoli circolanti sono 603.821, e di questi, solo l’8% rimarrà fermo dall’inizio del blocco (49.074 veicoli), da sommare ai 54.544 Euro 0 e ai 41.011 Euro 1, 2, e 3 fermi già dall’anno scorso. A Bologna, invece, gli Euro 4 costretti a fermarsi sono 15.676, poco meno del 7% dei veicoli circolanti. Su un parco veicoli di 226.708, gli Euro 0 sono 14.782 e gli Euro 1, 2 e 3 sono invece 13.021.
A Venezia, su 118.940 veicoli circolati, gli Euro 4 diesel sono solo 11.763, gli Euro 0 sono 7.525, gli Euro 1, 2 e 3 sono 9.441. Da gennaio, quindi, a fermarsi sarà solo il 10% dei circolanti.

La connessione fra inquinamento atmosferico e mortalità ha mosso di recente un grande passo avanti.
Un tribunale inglese ha emesso il mese scorso una sentenza storica, riconoscendo lo smog come concausa della morte di Ella Kissi-Debrah, una bambina di 9 anni, scomparsa nel 2013 in seguito all’ennesimo attacco d’asma. A distanza di 7 anni, sia il giudice che il medico legale hanno riconosciuto che i livelli di biossido di azoto (NO2) vicino alla casa della bambina superiori ai valori indicati dalle linee guida dell’OMS e dell’Unione Europea, abbiano contribuito all’aggravamento della situazione sanitaria della bambina. Una sentenza che potrebbe portare nei prossimi anni ad avere numerose cause da parte dei cittadini nei confronti del decisore pubblico in quei territori dove i limiti non vengano rispettati.

Anche dall’ultimo rapporto Mal’Aria di Legambiente, lanciato lo scorso ottobre, è emerso chiaramente come l’85% delle città capoluogo in Italia non abbia rispettato sistematicamente gran parte dei limiti suggeriti dall’OMS per quanto riguarda le polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e le emissioni di ossidi di azoto (NO2) tra il 2014 e 2018. Anni in cui i report dell’Agenzia Ambientale Europea (EEA) segnalavano l’Italia come la nazione con il maggior numero di morti premature dovute all’eccessivo inquinamento atmosferico, stimabili in oltre 60mila all’anno.

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