Comunicato in difesa della Piave e del Diritto ad avere un Mondo Migliore.

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In questi giorni alcune associazioni di categoria degli Agricoltori ed il Consorzio Piave.
pongono all’attenzione dei Sindaci del medio e basso corso della Piave la questione “acqua nella Piave”.
Si lancia l’allarme sulla gestione dell’acqua imputando alla Direttiva Acque 2000/60 la volontà e la causa di mettere in ginocchio il settore e alcune coltivazioni in particolare.
Condividiamo l’allarme, da anni chiediamo attenzione verso il fiume, non siamo d’accordo sull’approccio.
La Direttiva è del 2000, ovvero sono trascorsi quasi vent’anni, e nulla si è fatto per prepararci a rispettarla. Il fiume è stato depredato come se nulla dovesse accadere.
L’agricoltura utilizza circa il 60-70% delle acque derivate dal fiume e lo fa come se nulla fosse cambiato in questi anni.
Ci sono stati anni in cui si scendeva dal Cadore a San Donà di Piave con la “fluitazione”, ora non è più così.
È iniziata la guerra dell’acqua che, nessuno, ha voluto prevenire.
L’agricoltura è uno dei settori più colpiti dall’alterazione del ciclo dell’acqua dovuto ai cambiamenti climatici, e contemporaneamente è il settore a cui viene destinata la quota maggiore del prelievo idrico. Per questo crediamo sia necessario intervenire radicalmente in agricoltura, nell’interesse sia ambientale sia della sostenibilità del settore primario, con un cambio di rotta che deve puntare su una migliore efficienza ed efficacia nell’utilizzo della risorsa acqua in agricoltura.
Questo sforzo deve essere ottenuto attraverso il rinnovamento ed efficientamento tecnico dei sistemi irrigui, anche richiedendo strumenti finanziari come il PSR, sia attraverso la scelta delle colture, sostituendo quelle maggiormente esigenti con altre più adatte alle nuove condizioni, o con varietà caratterizzate da una maggiore sostenibilità.
Ci sono nazioni che, investendo in ricerca e tecnologia, riescono a coltivare a ridosso del deserto unendo sviluppo economico e conservazione della risorsa primaria qual’è l’acqua.
Bisogna ripensare l’uso complessivo del fiume intervenendo anche sulle concessioni del mini e micro idroelettrico.
Nel Basso Piave il fenomeno della risalita del cuneo salino, ormai ben oltre Noventa, oltre amodificare l’ambiente fluviale crea un ulteriore problema per l’agricoltura: l’aumento di salinità nelle falde superficiali.
La pochissima acqua che scende dai monti non è in grado di compensare la risalita del mare che va ad infiltrarsi nelle falde superficiali ora, nelle profonde poi, a ridosso del fiume mettendo a rischio le coltivazioni.
Il fiume ha bisogno di acqua, l’agricoltura ha bisogno di acqua, noi non sopravviviamo senza l’acqua!
Riteniamo che l’approccio proposto al problema, con l’O.d.G., sia fuorviante. Pone l’emergenza da un lato ma non propone una scaletta di interventi, un calendario per rientrare nel rispetto della direttiva e del risparmio dell’acqua, nel garantire la sopravvivenza del fiume, per avere un futuro.
I cambiamenti climatici rappresentano soprattutto questo, continuare a non affrontarli a non cambiare modelli d’uso delle risorse segnerà la nostra fine.
Le risorse richieste, 300 milioni per efficientamento, sono notevoli ma, suggeriamo, se si volevano impegnare 800 milioni per sostenere un’opera che doveva essere finanziata dal privato non ci sono sistemi per investire, seriamente, nella prima risorsa di cui l’uomo ha bisogno, l’acqua? Se si volevano tassare i veneti per un’opera di proprietà privata, abbiamo paura a chiedere uno sforzo, equamente distribuito, a tutti i cittadini per salvare ambiente ed economia primaria?
Chiediamo che si apra un confronto serio sull’argomento tra tutti gli interessati, dall’economia all’ambiente alla ricreazione, dove si possano definire interventi e risorse garantendo i diritti di tutti. La soluzione la si può trovare insieme, confrontando gli interessi e valutando le migliori azioni.
Soprattutto dobbiamo garantire la vita del fiume perché morta la Piave, od ogni altro fiume, muore tutto ciò che attorno è nato e cresciuto!
Invitiamo la Politica a riappropriarsi del ruolo guida del territorio e delle scelte economiche con lo sguardo “dritto e aperto sul futuro” (cit. P. Bertoli).

Billotto Maurizio
Presidente Circolo Legambiente Pascutto-Geretto Venetorientale
Vice Presidente Legambiente Veneto

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